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DONNE PER MILANO

di Roberto Rainoldi


Una premessa ... di Stefano Golfari

Discutiamo molto sul tema, ma Roberto è tenace: la parità non basta - sostiene - gli uomini, i maschi, devono fare un passo indietro e lasciare campo libero alle donne. In politica, soprattutto, e ovunque si configuri un ruolo decisivo, di vertice, di indirizzo. E di potere. I suoi perché Roberto Rainoldi li inchioda a martellate qui sotto, leggete. Io vi trattengo qualche secondo ancora soltanto per difenderlo da un'accusa che potrebbe tentare molti e molte: "paternalismo", l'uomo che lotta per le donne, si incarica di un compito non suo? No. Non in questo caso. Nella mission che si è dato, Roberto è perfettamente conseguente: ritenendo il mondo femminile, per ragion pura e per ragion pratica, il migliore dei mondi possibili è ben logico che lui voglia quel mondo. E non questo, che il potere macho ci consegna marcio, e malato. La tesi segue l'ipotesi: la lotta per le donne non è soltanto loro, ma è di tutti. Qualche tempo fa, proprio su suggerimento del Rainoldi, contattai per Milanoambiente Marco Morosini, e poi realizzai con lui una lunga intervista (che trovate qui) in occasione dell'uscita del suo saggio Snaturati. In quel libro c'è un capitolo titolato Il dominio maschile che si sviluppa, mi pare, dalla stessa base concettuale che ha la "La vie en rose", sicuramente la più concretamente rivoluzionaria delle liste pensate per la prossima Milano. Percorre quel capitolo l'idea che sia femminile un tipo di intelligenza insieme più olistica e più avvertita, distaccata, sulle questioni urgenti. Laddove invece l'approccio maschile è più diretto e deciso, ma con il rischio di farsi trascinare, e poi fagocitare, dalle contingenze immediate perdendo di vista l'intero. La cosiddetta "questione della tecnica", su cui si scervella la filosofia dal '900, soffrirebbe in questo senso di mascolinità. Dunque anche la scienza, e la scienza medica che ora ha da indicarci la cura del pianeta pandemico, correrebbe quel rischio: farsi trascinare, e farsi fagocitare, da soluzioni tecniche di breve respiro. Chi - non credo di essere il solo - preferirebbe respirare a lungo, avrà pur notato che è proprio ciò che sta avvenendo: la risposta al virus è il vaccino anti-virus, risposta diretta, risposta guerriera, risposta parziale.


Caro Roberto, se è profumo di un'altra fragranza il rosa, il verde, dei tuoi fiori... bien sûr: je vois la vie en rose

Diceva Marx:

«In Inghilterra si smisero di bruciare le streghe quando cominciarono a impiccare i falsari».


Spero che, dopo la lettura di questo pezzo, il genere maschile venga considerato per quello che è: una disgrazia per l’intera umanità, per la crescita dell’intelletto, per la speranza di una vita in pace con la natura e il pianeta, almeno finché questi continuerà a girare e a vagare per l’universo. Confesso che è stato difficile ammettere che la causa dei troppi mali che affliggono il mondo sia frutto del dominio dei maschi, e alcuni diranno che non è del tutto vero, comunque se andiamo troppo per il sottile non ne usciamo più. Io, dal mio canto, mi sono arreso. Confesso la mia totale sudditanza al genere femminile, troppe volte e troppo spesso ho finto di competere, di gareggiare o addirittura di primeggiare e sono

inevitabilmente uscito perdendo o, al più, pareggiando. Innamoramenti, amori, fughe, insomma le ho provate tutte, eppure mi sento fortunato e molto amato. Ora in età di saggezza mi sono convinto che lasciare il potere alle donne sia l’unica opportunità che possa rendere possibile la concreta conversione dell’attuale rotta di marcia.


Questa non vuole essere una provocazione, ne il solito panegirico in favore del genere femminile, è una semplice constatazione sulle capacità delle donne di risolvere con grazia e intelligenza i problemi. Per inciso la cultura della recente storia dell’umanità è così infarcita dal dominio maschile che persino l’amore, declinato in tutte le sue forme, vede una preponderanza di rappresentazioni maschili: il transgender, l’omosessuale, il bisex sono in larga misura forme maschili con concessioni limitate al genere femminile, tant’é che sul versante dei diritti o, per meglio dire, delle cose scontate per il genere maschile vale quello che diceva il barbuto Marx: si smette di bruciare le streghe proprio quando nessuno le prende più in considerazione e tanto meno le considera un valido concorrente nella gestione del potere.


Da allora i maschi ci hanno addirittura ricamato sopra, in tempi di politicamente corretto il processo di schiavitù del genere femminile è pienamente in attività: tutto ancora si declina al maschile e non mi riferisco alle sole desinenze. Che dipenda dalla natura dei generi è una possibilità, è comunque curioso che chi si sobbarca il peso della generazione di nuove vite non sia al comando e alla direzione della nave della vita, la terra.


Torno a questi tempi, alle quote, alla rappresentazione devoluta dagli uomini e mai compiuta, alle quote rosa che paiono confetti, alla condiscendenza senza sostanza del politicamente corretto, all'asservimento di parte del genere femminile in cambio di un tozzo di pane, alle differenze di genere che sono sempre più importanti del genere femminile e alle diverse consorterie che le sostengono: di tutto ciò bisogna fare un fascio e dargli fuoco. Niente verrà dato e meno che mai regalato alle donne, come al solito dovranno riprenderselo con le buone o con le cattive.


Partecipare e fare politica nel senso più nobile del termine spero diventi l’obiettivo di tutte le donne. I comuni d’Italia devono essere ripresi e governati dalle donne, tra tutti Milano deve divenire il primo serio banco di prova e da Milano le donne avvieranno una rivoluzione che le porterà al potere prima nel Paese e poi nel mondo.


Destra, sinistra, centro, avanti e oltre, uno non vale uno e tutte le altre aberrazioni non hanno scalfito minimamente il processo egemone del potere del maschio e quindi del denaro e del consumo, tra l’altro io me le sono bevute tutte (per tutte mi riferisco perlomeno a quelle di sinistra sino alle varianti/novità prodotte nel corso di tre decenni): quindi non rimane che affidare la nostra specie alle donne e si deve fare in fretta.


La rappresentazione maschia della politica a Milano è sotto gli occhi di tutti: la città non ha mai avuto tregua, dagli anni ’90, dopo tangentopoli, il destino della città è stato segnato dalla vittoria del cemento e dell’asfalto, declinato in tutte le forme possibili, gli uomini e l’unica donna alla guida della città hanno rappresentato in forma eguale la protervia del potere finanziario e di ciò ne hanno fatto bandiera e vanto. Tutti loro si ascrivono persino la puntualità delle corse dei mezzi pubblici, cosa peraltro nota ai milanesi sia prima che dopo la seconda guerra mondiale.


Tornando alla necessità di rinnovare completamente il corpo maschio della politica e di estrometterlo spero che d’ora in avanti si dica “dietro o di lato a una grande donna c’è sempre un uomo”, oppure si riservino le quote al genere maschile, quel genere che considera l’apparato genitale femminile come caverna dove possono trovare ospitalità e in sequenza innumerevoli violentatori.


Di fronte, Donne di Milano, avrete la solita combriccola di nullafacenti poco pensanti, più interessati al loro bene personale che al bene comune, da Capitan Canappia all’Albertina, per citarne due, uomini, si fa per dire, uomini che sempre dovremmo immaginarci protesi nell'atto di evacuare le viscere con tutti i suoni annessi. In quell'atto, comune a tutti i generi, è racchiuso il senso di ridicolo che vede gli uomini attribuirsi il primato su tutti gli altri viventi e delle donne in particolare.

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