
di Leonardo Calzeroni
L'annuncio dell'adesione ai Verdi del Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, non poteva certo passare inosservato a quanti hanno dedicato più di vent'anni d'impegno politico nel “Sole che ride", dalla nascita delle prime Liste Verdi al progressivo esaurimento dell'iniziale spinta propulsiva e progettuale dell’ecologismo politico italiano, sino al suo confinamento in uno spazio politico minoritario ed elettorale ininfluente.
La notizia suscita curiosità e stimola interesse per almeno due ragioni.
La prima è la storia personale ed il profilo politico e professionale di Sala, il quale, anche come Sindaco, incarna lo spirito manageriale che non si perde in inutili elucubrazioni ideologiche. Un approccio, questo, che, se applicato a supporto di una strategia politica di riconversione ecologica strutturale dell’economia e dello sviluppo, contribuirebbe a ricondurre l’ambientalismo a realtà e concretezza.
La seconda ragione è che, a pochi mesi dalle elezioni amministrative, dopo cinque anni di ammiccamenti al Partito Democratico, Sala ha avuto il coraggio di compiere una scelta di campo politico così netta, cogliendo certamente di sorpresa tutti i protagonisti della politica milanese e nazionale, la maggioranza di centrosinistra che Sala rappresenta e guida, lo stesso movimento dei Verdi, compresa l'anima più radicale dell’ecologismo milanese presente nei comitati che, in questi anni, hanno criticato molte delle scelte urbanistiche dell’Amministrazione Comunale e stimolando, un anno fa, la reazione piccata dello stesso Sala.
Il dato politico, tuttavia, rimane la scelta di Sala ed i nuovi scenari politici che questa potrebbe generare rieditando, proprio nel capoluogo lombardo, la possibilità che a Milano ed in Lombardia risorga quell'ecologismo pragmatico e realista che nella seconda metà degli anni ’80 vide i Verdi praticare, non senza critiche, le prime scelte di governo.
Se allora si trattava di esperienze pionieristiche - che dovevano misurarsi con le tante resistenze del contesto economico, culturale e politico, caratterizzato da un industrialismo restio alle sfide ecologiche, con una consumistica mentalità diffusa e radicata e con un sistema politico bloccato - oggi la situazione è cambiata profondamente e strutturalmente: la conversione ecologica dell’economia è una priorità nell’agenda europea; la coscienza e la responsabilità ambientale sono parte ormai di molte pratiche quotidiane, dai rifiuti al consumo energetico; la sfera della politica, dopo la dissoluzione delle ideologie del Novecento, caratterizzata da instabilità, crisi di rappresentanza ed elevata mobilità del consenso elettorale.
La domanda che sorge spontanea è se in questo nuovo scenario ci sia ancora bisogno dei Verdi e se ci sia spazio per un partito politico ecologista.
Una prima risposta è che l'iniziativa di Sala e la transizione ecologica scritta nero su bianco nel programma del Governo guidato da Mario Draghi sono due importanti segnali che una nuova prospettiva politica ambientalista sia ancora pensabile e possibile. Ciò, a patto che l’ecologismo italiano faccia un salto di qualità, rompa definitivamente ogni forma di dipendenza e subalternità culturale dalle ideologie ormai residuali e maturi una propria autonoma capacità di elaborazione politica, a partire dai temi e dalle sfide principali dell’epoca in cui viviamo: sviluppo sostenibile, cambiamenti climatici, questione energetica, multiculturalità, globalizzazione.
Per una risposta più ponderata, occorre guardare ad esperienze più mature di ecologismo politico, come quella dei Grünen che, presenti da circa quarant’anni in Germania, sono oggi una forza politica consolidata e determinante del Paese, come dimostrano anche le recenti elezioni regionali in Baden-Württemberg, dove il partito ambientalista ha ottenuto il 32% dei consensi.
Questa adesione ai Verdi di Beppe Sala possiamo definirla una vera e propria “transizione ecologica”, e per di più collocata temporalmente a soli sei mesi dalle elezioni amministrative nel capoluogo lombardo. Per i Verdi italiani rappresenta una straordinaria ed insperata opportunità di rilancio e di riposizionamento per tornare ad essere protagonisti ed influenti nella politica italiana.