
intervista con Luciano Valle, realizzata da Stefano Golfari
Conversando con Luciano Valle, il filosofo dell' Ecosofia, facciamo un lungo viaggio nella macchina del tempo (a impatto zero) che lui parcheggia con precisione a Campo de' fiori, Roma: è il 17 febbraio del 1600 e c'è pieno di gente, senza mascherina, ma la sensazione è da brivido: la folla attende l'esecuzione pubblica di un uomo condannato a morte. E' un filosofo, è uno degli intellettuali più brillanti e conosciuti della sua epoca e della sua Chiesa: per buona parte della sua vita è sembrato essere la punta di diamante del nuovo pensiero cattolico, l'erede di Nicola Cusano che fu cardinale, vescovo e camerlengo... Ma invece la Chiesa cattolica alla fine lo ha messo agli arresti, il tribunale dell'inquisizione lo ha condannato, e oggi, in questa piazza, Giordano Bruno verrà arso vivo. Per ciò che pensa e ciò che dice, non ha altre colpe. Le fiamme del rogo vogliono condannare all'inferno la sua filosofia...
ehm... L'ho teatralizzata un po' troppo, forse, caro professore... mi sono lasciato prendere. Ma a quel famigerato 17 febbraio del XVII secolo mi ci ha portato lei, perchè?
Perché ciò che vediamo accadere oggi, nella Chiesa che Papa Francesco ha riaperto all'ecologia profonda, con quella pietra miliare che è la sua Laudato si', ricomincia proprio da lì, da quel pensiero filosofico che la terrificante condanna di Giordano Bruno volle condannare pubblicamente come eresia colpevole.
In che senso?
Se, come dicono gli scienziati ambientalisti e come io penso, il nostro guaio si chiama Antropocene… Se, cioè, è il nostro modello sociale antropocentrista che ha permesso all’Uomo di credersi il padrone dell’Universo e perciò in diritto di dominare e sfruttare la Natura a suo uso e consumo, noi questo modo di vivere ce lo siamo costruito in base a una scelta ideale che ne è il fondamento. Ma ora possiamo ben dire che quella scelta di fondo era sbagliata! Dunque dobbiamo tornare al tempo in cui si compì quella scelta sbagliata, e correggerla.
Una specie di Ritorno al futuro… ma, si puo’ fare nella realtà?
Si può e si deve, perché come diceva Platone sono le idee che muovono il mondo. Se ci limitiamo alle buone pratiche della sostenibilità… be’, certo compiamo buone azioni, utili, virtuose. Ma continuiamo ad agire sulla superficie della questione, sulle correnti di superficie. L'umanità è un mare molto più profondo e se sul fondo nulla cambia, l’Uomo non cambia. E l’Antropocene continua.
Ok, la seguo pure in fondo al mare... Ma, cortesemente, mi indica come si risale?
Giordano Bruno muore nel 1600 condannato per panteismo. Quell’evento e quella condanna fanno da spartiacque fra due opposti cammini del pensiero filosofico: uno arriva dall’Umanesimo italiano del XV secolo che rileggendo la Bibblia e il Vangelo alla luce della cultura Neoplatonica e anche - prendendo pure qualche grossa cantonata - dei testi ermetici, caldaici e orfici, giunge a ridefinire lo stesso ruolo dell’Uomo nel cosmo. Il fulcro è Firenze, l’Accademia fiorentina di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola… da quella straordinaria fucina esce un’ idea di una realtà materiale rivalorizzata come emanazione di Dio, l’ uomo sta al centro della creazione ma il Creato gli è consustanziale e tutto si compenetra: si pensi al pensiero di Nicola Cusano, che era un cardinale ed ebbe incarichi di massimo prestigio nella Chiesa del tempo. Giordano Bruno segue e completa quel cammino: tutta la materia è vita, dirà nel “De Causa et principio et uno”, e in ogni vita c’è Dio. Ma alle porte del ‘600 la Chiesa lo disconosce quel cammino, lo rifiuta, lo condanna al rogo. E si incammina sull’altra strada, quella opposta, la strada che ci ha condotto a una cattiva ontologia.
Cos’è la “cattiva ontologia”?
La cattiva ontologia è ad esempio quella che oggi vela l’immagine di Leonardo da Vinci, è il pre-giudizio che ci impedisce di comprenderlo a pieno. E’ strano che in mezzo alle tante e interessanti celebrazioni che si sono fatte a Milano per i 500 anni dalla morte di quell’immenso genio, non sia emerso, con l’importanza che ha, il Leonardo innamorato della Natura, della Natura magistra vitae: il Leonardo che scrive “La Natura è la fonte di tutta la vera conoscenza”. Al contrario si esalta quasi soltanto il Leonardo proto-scienziato, il Leonardo della tecnica e della tecnologia.E costa una certa fatica accostargli anche il Leonardo che scrive “Gli animali sono esemplo de la vita mondiale”, scoprire il Leonardo che diventa vegetariano, il Leonardo che da ragazzino andava a comprare gli uccellini in gabbia per liberarli subito dopo. Eppure è quel Leonardo lì che spiega perché abbiamo una “Vergine delle rocce” in mezzo alle montagne e ai fiori, e un Cenacolo nel quale, dietro le spalle del Cristo, entra la luce del cielo azzurro di una bella giornata di sole. E poi cos’è la Gioconda se non un richiamo alla contemplazione della Natura e del suo mistero? Invece questa meditazione sulla Natura e sulla bellezza della Natura passa in secondo piano, ormai ci piace soltanto il Leonardo inventore del paracadute e delle macchine da guerra e anche nell’artista vediamo lo scienziato, l’homo faber che la Natura la sfida…
E’ quella dell’ homo faber la “cattiva ontologia”?
No, il problema non è nell’ Umanesimo e nel Rinascimento che liberano la volontà di fare e di pensare. Quando però, poco più di cento anni dopo la morte di Leonardo, si arriva al Discorso sul metodo di René Descartes,1627, il cattolico Cartesio ridefinisce l’Uomo come il solo essere dotato di ragion d’essere (Cogito ergo sum) in un mondo che è semplicemente res estensa, materia bruta. La grandezza del pensiero di Cartesio apre l’epoca moderna, ma da lì in poi non si attribuirà al Creato alcun motivo di esistere se non quello di poter servire strumentalmente ai fini perseguiti dagli uomini figli di Dio. Gli animali sono macchine, la Natura è mezzo: mai fine. Anzi è proprio dominando la Natura, costringendola all’obbedienza, che l’Uomo afferma la propria eccellenza, la propria discendenza dall’ onnipotenza di Dio. “Fare dell’uomo il padrone e possessore del mondo” Cartesio lo scrive esplicitamente. Tutto avviene nel Cristianesimo, perché il Cristianesimo copriva l’intero spettro del pensiero occidentale, allora, e con questo tipo di cultura cristiana l’Occidente farà la Rivoluzione industriale…
Percepisco una profonda amarezza nelle sue parole, e credo di capirla: lei è ambientalista fin dal 1962 di “Silent Spring”, il leggendario saggio di Rachel Carson che denunciava gli esiziali effetti del DDT. Poi, da verde-prima-dei-verdi, ha fatto il ’68, e il ’77 e Avanguardia Operalia, ha fondato l’Istituto di Epistemologia Ecologica dedicandolo a Gregory Bateson nel 1989, ma è sempre rimasto un filosofo e un teologo cattolico. Nonostante ci abbia appena spiegato come la cattiva ontologia, causa profonda del disastro ambientale, ha proprio origine nel pensiero cristiano e nella Chiesa.
L’amarezza c’è, ma badi: io parlo di cattiva ontologia nel senso che l’interpretazione di fondo, cioè quella biblica, la Creazione narrata nella Genesi, fu travisata, fu male-interpretata. Ora quel travisamento è smascherato, e nella teologia degli ultimi decenni (cito almeno Jurgen Moltmann) il pensiero cristiano ha compiutamente superato quel “peccato originale” del XVII secolo. Dal 2015, lo stesso anno della Conferenza di Parigi sul clima, abbiamo la “Laudato sì”: l’enciclica di Papa Francesco è il documento più alto che l’umanità ha a disposizione per riflettere su questi temi, e per cambiare rotta. Oggi non è la Chiesa a stare dalla parte sbagliata, tutt’altro: adesso è la classe dirigente della politica mondiale che, connivente o rimbecillita, non riesce a mettersi all’altezza della sfida.
In effetti i movimenti cattolici sono molto attivi sulla questione climatica e le parole di Papa Francesco sono state spesso durissime sul punto, simili a quelle di Greta Thunberg. Dove sta la differenza?
La differenza è quella che, per sommi capi, ho tracciato prima. In modo certamente più compiuto la ho espressa nel mio saggio su Papa Francesco e l’Ambiente (Ibis, 2015) ma mi consenta di citare anche il saggio su Einstein (Ibis, 2017) titolato “Il progetto di un nuovo umanesimo”. Perché quello è il punto: c’è un problema antropologico prima del problema scientifico. E se ce lo diceva Einstein possimo ben crederci, non trova? La questione ambientale non si risolve soltato sul piano della fattualità scientifica, e il Pianeta non si salva con la protesta di piazza. Che difendo e ritengo importantissima, intendiamoci: io arrivo dal ’68, come ricordava lei prima. Quella ragazzina che a 16 anni inizia a protestare da sola, con un cartello in mano è qualcosa di straordinario. Ci insegna il valore del fare Resistenza. Anche nella “Laudato sì” c’è quel valore: resistenza attiva contro chi minaccia la nostra Casa comune. Bene anche i comportamenti personali, le buone pratiche, la sostenibilità vissuta e non soltanto predicata. Ma poi c’è un salto di paradigma e chi non lo vede non vede il cuore del messaggio di Francesco: per cambiare il Sistema, come dicevamo negli anni della contestazione, o si va davvero alla rivoluzione di un Nuovo Umanesimo, oppure il cambiamento proposto è troppo fragile: e di fronte ai moloch del Materialismo e del Consumismo imperante si sfarina.
Insomma, il passaggio è “Dall’ Ecologia all’ Ecosofia” come titolava il suo saggio del 2011, l’ “Ecologia leggera” lavora solo in superficie, e non basta. L’autentico cambiamento è l’ “Ecologia profonda”, l’Ecosofia. Ma ai giovani che hanno parecchie buone ragioni per essere arrabbiati per i nostri spensierati sbagli del passato, come si può pretendere di insegnare il futuro?
Be’… a volte il percorso è inverso…
Cioè?
A volte sono loro che ci insegnano il mondo nuovo. A Zurigo, ad esempio, ho incontrato dei ragazzi che non vogliono avere la patente, che non vogliono avere la macchina e non soltanto perché adesso, nelle smart-cities, vivere senz’auto è possibile. Quando ho invitato i ragazzi di Zurigo a “Sorella terra”, il convegno che il mio Centro di etica ambientale cura ogni anno a Bergamo, si è percepita una esigenza più profonda: l’esigenza di un nuovo, o antico, rapporto con la Natura che è contemplazione, silenzio, purificazione, bellezza. C’è una straordinaria domanda di apertura spirituale nelle giovani generazioni, l’incontro con la pratica ecologica porta a un interrogativo interiore. Profondissimo.
E la risposta? Il Vangelo dice “Chi cerca trova”, ma non dice dove cercare…
Succede però che chi si mette nell’atteggiamento del ricercatore, e del contemplatore, nella Creazione scopre relazioni, affinità, familiarità… Foscolo descrive la Natura con quel bellissimo verso, nei Sepolcri: “Una d’erbe famiglia e d’animali”. L’umanità, il mondo animale, il mondo vegetale, tutto il creato e il Creatore sono un’unica grande famiglia, ed è quell’intero che dobbiamo custodire. In questo senso non potrebbe essere più esplicito il richiamo dell’ enciclica “Laudato sì”, è il San Francesco di “fratello sole, sorella luna” il nuovo, rivoluzionario fondamento, dell’ecologia cattolica.
Ma rivoluzionario in che termini?
Vede, Gramsci, nei Quaderni, ammirava i movimenti cattolici lombardi e piemontesi perché avevano saputo fare scuola alle masse popolari. Gramsci riteneva infatti che la Rivoluzione fosse possibile soltanto attraverso una emancipazione etica, culturale e spirituale del mondo dei semplici e del proletariato e che questo processo formativo andasse accuratamente preparato. Dopo il crollo delle ideologie politiche, nella società liquida, Papa Francesco con la “Laudato sì” smuove la coscienza etica, culturale e spirituale di una Chiesa da un miliardo e trecentomila persone, parlando di Ecologia con quella essenziale profondità di cui abbiamo detto. Non è poco.
nota biografica su Luciano Valle:
Filosofo, che ha introdotto in Italia quella forma di pensiero ecologico che è l’Ecosofia (Ecologia profonda). Nato a Fiume (1942) laureato in Filosofia presso l'Università degli Studi di Pavia dove tutt’ora collabora. Ha fondato l’INAB (Istituto Nazionale Agricoltura Biologica, 1988), l’Istituto di Epistemologia Ecologica “G. Bateson”, 1989, Il Centro di Etica Ambientale della Regione Lombardia (2002), l’Associazione “Etica, Sviluppo, Ambiente – Adriano Olivetti”, di cui è attualmente Coordinatore. Tiene cicli di conferenze un po’ dovunque sui temi dell’Etica Ambientale. E’ presidente del Centro di Etica Ambientale di Bergamo. Ha pubblicato tra l’altro: Albert Einstein. Il progetto di un nuovo umanesimo. L'antropologia, la metafisica, l'etica, la religione (Ibis, 2017), Papa Francesco e l'ambiente. Percorsi sulla teologia della Creazione dai Padri della Chiesa alla «Laudato si'» (Ibis, 2015), Dall’Ecologia all’Ecofilosofia, percorsi epistemici ed etici tra Oriente ed Occidente (Ibis 2011), L’etica ambientale (Ibis 2005).