
di Gianluca Bertazzoli
Giuseppe Sala “sceglie” i Verdi Europei: per lui un gesto coraggioso che fa ben sperare, per il “Sole che ride” italiano una grande opportunità ma anche una grande responsabilità.
E’ almeno dal luglio del 2019, ossia da quando ha istituito l’Assessorato alla Transizione Ambientale riservandosene la delega, che Beppe Sala ha lanciato un segnale chiarissimo: le politiche ambientali sarebbero state la principale rampa di lancio per la sua ricandidatura nel 2021.
Se quindi l’idea di un Sindaco particolarmente attento e sensibile alle questioni “green” e alla loro centralità sia per la politica cittadina che per il suo “posizionamento” era già ben manifesta, quella di un Sindaco che inaugura la corsa per la sua rielezione dichiarando pubblicamente l’adesione ai “Verdi Europei” non era per nulla scontata, anzi, resta un fatto sostanzialmente sorprendente che va a cadere come un “carico da novanta” su di un quadro politico nazionale già piuttosto effervescente.
Diciamolo subito: quella di Beppe Sala è una mossa coraggiosa oltre che spiazzante, di cui bisogna dargli pieno merito. Una figura come la sua, Sindaco uscente di Milano e con ottime possibilità di essere riconfermato, sarebbe stato un “buon partito”, scusate il gioco di parole, per qualsiasi partito. Lui invece ha scelto una via difficile, ossia calare il pragmatismo riformista, ma anche i successi elettorali a doppia cifra, dei Verdi europei nel contesto da lunghi anni catacombale dei Verdi italiani, ossia un’operazione da far tremare i polsi, ma che denota la volontà di giocare un ruolo politico nazionale e non di salire semplicemente su di un qualche “taxi” per la sua rielezione (se così fosse stato, ne avrebbe potuti trovare di sicuramente più confortevoli).
D’altro canto non è pensabile che un endorsement così esplicito resti limitato al livello europeo, evitando di entrare nelle beghe del “Sole che ride” italico: la scommessa è progettuale e di lungo periodo, ossia trasformare i Verdi nostrani in un partito riformista dalla forte vocazione ambientale, capace di proporre una via non quantitativa ma qualitativa alla crescita e quindi dotato di una propria visione della società e dell’economia.
E’ una scelta che si inscrive nella tradizione della grande cultura riformista e cattolico – sociale milanese, adattandola ad un tempo in cui la questione ambientale diviene inscindibile da quella sociale: oggi dignità e diritti, inclusione e cittadinanza sono tutt’uno con la qualità della vita, degli spazi, della città, e la loro riqualificazione in chiave di sostenibilità ambientale deve essere il vero motore di una nuova stagione di sviluppo e di equità.
Una grande opportunità che deve essere per tutti, non un “lusso per i garantiti”, ma la modalità per allargare decisamente l’area del benessere e per “risarcire” i troppi “nuovi poveri”, che non sono un accidente piombato su di noi con la pandemia come qualcuno vorrebbe far credere, ma una drammatica linea di tendenza già ben presente da anni quale “danno collaterale” di un liberismo rozzo e semplicisticamente brutale nei modi a fronte dei cambiamenti indotti da una post-modernità ad alto tenore di complessità.
Se così sarà, potrebbe rivelarsi, e lo auspichiamo di cuore, una scelta win win: Sala con un nuovo mandato da Sindaco di Milano ma anche leader nazionale, i Verdi Italiani rifondati e finalmente protagonisti con una linea di “radicalismo di centro” (non a caso Sala si è autodefinito “moderato radicale”…) che è la sola risposta possibile all’avanzata dei “radicalismi di destra”, con tutto il loro armamentario di populismo xenofobo al tempo stesso aggressivo e regressivo.