In un mondo troppo veloce per avere coscienza di sé, solo la forza di un pensiero libero e creativo può fermare la pandemia. Ma il primo requisito è essere ottimisti.
di Nicoletta F. Prandi
Giornalista Radio Lombardia

“L’intelligenza è la disuguaglianza che la società di oggi si impegna meno a combattere”
(L. Alexandre)
Covid-19 è stata ed è la malattia delle disuguaglianze: le ha divaricate senza pietà, cristallizzate in un tempo sospeso e infine offerte in sacrificio sull’altare universale del senno di poi e delle crisi di coscienza collettive. L’intelligenza universale, probabilmente, le ha osservate tutte dall’alto con un sorriso beffardo e le ha riaffidate alla terra, come carte da rimescolare. Ma in quale ordine? Di questo dovremo occuparci noi, d’ora in poi. E c’è qualcosa di commovente nel sapere che forse, per un istante, all’uomo sia concesso afferrare il timone del destino nel mezzo di un mare in tempesta. Qualcosa di magico, di spirituale, persino divino.
Come non sbagliare? Il diavolo si nasconde nei dettagli. Il pericolo della ubris, invece, dov’è? Millenni fa nella comprensibile tensione umana verso la supremazia e il potere. Oggi, nella velocità del nostro vivere, suffragata dalla crescita esponenziale dell’intelligenza artificiale che, secondo molti, si inscriverebbe in una traiettoria ineluttabile e virtuosa delle cose a cui sarebbe bene adattarsi nell’interesse di tutti.
L’esponenziale (che caratterizza l’intelligenza artificiale, NDR) marginalizza e alla lunga annichilisce il tempo umano necessario alla comprensione, privando gli individui e le società del diritto di valutare i fenomeni e di manifestare il loro assenso
(E. Sadin, Critica della ragione artificiale, ed. LUISS 2018).
Dalla app Immuni alla democrazia il passo è breve: diamo per scontato che questa app ne sappia più dei medici, ci affidiamo a Lei perché corregga l’errore umano dimenticandoci che l’errore, per una macchina (computer) è ciò che si discosta dalla regola data. Si è discostata dalla regola però l’anestesista di Codogno che ha identificato il paziente 1. Ha scelto di affidarsi all’istinto, a Sé. Che ne sarebbe stato di noi senza quel millisecondo di pura intuizione? Pensiamoci.
Partiamo da qui per ricostruire il mondo e noi stessi. Applichiamo l’Intelligenza, usiamola, onoriamola. Con giusta lentezza. Andiamo oltre il primo livello di verità ricostruita. Di questa “nuova normalità” (che nome orribile!) vorrei illuminassero la strada due Intelligenze: quella della libertà e quella dell’ottimismo.

NICOLETTA PRANDI
giornalista
Conduce il quotidiano serale "Pane al pane"
su Radiolombardia
18.30-19-30
La prima ci dovrebbe aver già spalancato gli occhi. Ed è un fatto molto politico. Dovremmo aver capito, come ha ricordato con coraggio Julian Reichelt, direttore del quotidiano tedesco Bild, rispondendo all’Ambasciata cinese con queste parole, che“Una Nazione che non è libera non può essere creativa, e una Nazione che non è innovativa, non inventa nulla”. E ora noi di tutto il mondo vogliamo solo una cosa: “inventare” un vaccino. Secondo un’inchiesta della CNN, la Cina sta mettendo in atto un’azione di sorveglianza di massa senza precedenti, accelerata dall’emergenza Covid-19, implementando i 349 milioni di telecamere già attive (fonte: rapporto IHS 2018) nel Paese, installandole senza permesso anche negli appartamenti privati. È un bene prezioso, la libertà! Ricordiamocene, quando puntiamo il dito dal balcone, forse intristiti da vite meschine perché cieche di fronte all’unica verità che conta: la libertà di poterlo puntare, quel dito. Anche dal balcone!
Questa Intelligenza della libertà è un fatto politico anche quando ci offre l’opportunità di capire e di decidere quanto vogliamo sia forte l’abbraccio tra il nostro Paese e i suoi vasi sanguigni, come le reti e le infrastrutture: il tema del 5G è ancora aperto e sarebbe un peccato se il dibattito venisse ridotto esclusivamente alla polarizzazione tra pseudo-complottisti (“le antenne del 5G uccidono”) e futurologi da tablet. Parlare di 5G significa parlare di senso dello Stato, di sviluppo industriale, di geografie lavorative per almeno due generazioni di giovani, di salute (sic!). Di salute e telemedicina, di disuguaglianze sociali, di valori immobiliari in relazione alla crescita delle reti sul territorio.
E finalmente, l’Intelligenza dell’ottimismo. L’ottimismo è un prerequisito di ogni scienziato, di ogni ricercatore, persino di ogni filosofo o sociologo quando è interessato a cogliere l’ordine universale che muove il comportamento umano ottenendo in cambio conoscenza e consapevolezza. L’ottimismo è quella cosa che ci ha fatto andare sulla Luna sfidando così teneramente la ubris divinae che poi miracolosamente ci ha ripagato con la possibilità di fare una TAC grazie al lavoro straordinario di uomini soli galleggianti nel cosmo. L’ottimismo è spirito, matematica, coraggio, incoscienza. L’ottimismo è dove si conciliano gli opposti.
È la forza di chi, dopo aver pescato una carta fortunata nella partita a scacchi con il virus, non ha dovuto affondare le mani nel fango putrido della tragedia e oggi può aiutare il mondo a risollevarsi anche solo dicendo: ‘È ora di ricominciare!’